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17.01.2018

Sant’Antonio Abate, benedizione degli animali in Vaticano

Una giornata per ricordare anche gli agricoltori in difficoltà: nelle zone del sisma la produzione del latte è calata del 20%. Ma gli allevatori non si scoraggiano e sono rimangono sul territorio

Nelle aree terremotate la produzione di latte è calata del 20% anche per stress, decessi e chiusura delle stalle crollate, ma le difficoltà non hanno scoraggiato la maggioranza degli allevatori che, al prezzo di mille difficoltà e sacrifici, non hanno abbandonato il territorio. È quanto afferma la Coldiretti che in occasione di Sant’Antonio Abate, il Patrono degli animali, ha portato a Piazza San Pietro a Roma una “delegazione” dei cavalli, muli, capre e asini salvati nelle aree colpite dal sisma per la tradizionale benedizione. A sostenere l’allevamento è stata la solidarietà degli italiani con le operazioni “adotta una mucca”, “dona un ballone” di fieno per garantire l’alimentazione del bestiame o la riscoperta dell’antica tradizione sarda agropastorale sarda della “paradura” con la quale sono state offerte in dono mille pecore dai pastori della Coldiretti Sardegna a quelli terremotati di Cascia, in collegamento con Piazza San Pietro. Ma c’è stata pure una richiesta senza precedenti dei prodotti tipici delle aree terremotate come la caciotta della solidarietà, anche sotto la spinta dell’esempio del Santo Padre che, attraverso l’Elemosineria Apostolica, ha acquistato pecorino di Amatrice ed altre eccellenze del territorio. Ma sono molti anche gli esempi di produzioni portate in piazza dalla Coldiretti e dalla Associazione Italiana Allevatori (AIA) ottenute dal grande patrimonio di biodiversità della Fattoria Italia dove sono allevati oltre 650 milioni tra mucche, galline, maiali, pecore, conigli, capre, bufale, cavalli e asini. Le bellissime mucche Pezzata Rossa, Maremmana e Chianina, la Pecora Merinizzata, la Capra Girgentana con le caratteristiche corna a cavaturacciolo, il maiale Appulo-Calabrese, il Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante rapido, l’Asino Ragusano, curiose varietà di conigli, oche e molte altre razze rare e particolari hanno dato vita alla più grande stalla sotto il cielo mai realizzata nella Capitale. “La tutela delle razze in via di estinzione e dell’importante patrimonio dell’allevamento italiano è un risultato ottenuto grazie alla sapiente opera di circa 40mila agricoltori custodi che dopo secoli di abbandono negli ultimi anni si sono profondamente impegnati nel recupero di questo tesoro della nostra biodiversità” afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Ad esempio la mucca Maremmana è discendente dalla razza grigia della steppa o Podolica ed è rustica e frugale, resistente alle malattie e alle difficoltà climatiche e si adatta ai foraggi meno ricchi. Questo bovino ha contraddistinto per secoli le zone paludose della Maremma e si dimostra particolarmente adatta all’allevamento allo stato brado in ambienti marginali in quelle condizioni difficili che hanno spesso caratterizzato l’attività agricola in Italia. La Capra Nera Capestrina è un altro esempio di razza rustica tipica di territori montani la cui popolazione era arrivata ad appena mille esemplari in Italia. Mentre l’asino ragusano è il padre di quei muli che sul Piave, sul Carso, nei Balcani e in Russia combatterono al fianco degli Alpini durante il primo e il secondo conflitto mondiale. La tradizione contadina ha poi valorizzato animali come l’oca veneta, tipica razza della Pianura Padana, dall’aspetto imponente e dall’andatura un po’ goffa ma simpatica. La difesa della biodiversità non ha solo un valore naturalistico ma è anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole made in Italy. Investire sulla distintività è una condizione necessaria per le imprese agricole di distinguersi in termini di qualità delle produzioni ed affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando, difendendo e creando sistemi economici locali attorno al valore del cibo.

 

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