LE RICETTE DEI NOSTRI CUOCHI CONTADINI
11.10.2017
Finalmente battuto il parassita che aveva azzerato la produzione nei boschi e decimato i raccolti dell’ultimo decennio
Si inverte finalmente il trend degli scorsi anni e nel 2017 aumenta a livello nazionale del 25% il raccolto di castagne in Italia, dopo una strage che ne aveva fatto addirittura temere l’estinzione. Colpa degli attacchi di una parassita proveniente dalla Cina che ha invaso i boschi e decimato le rese dell’ultimo decennio. Un’inversione positiva dovuta al fatto che comincia ad avere successo la lotta al cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, che provoca nella pianta la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni contro il quale è stata avviata una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e accurata diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale. Le prime stime fotografano una situazione molto disomogenea sul territorio nazionale anche in funzione della siccità, con aumenti produttivi notevoli dal Veneto alla Lombardia e dal Piemonte alla Campania che è la principale regione produttrice mentre cali si rilevano fino 40% in Toscana e in Emilia-Romagna ma in contrazione risulta anche la produzione in Calabria.
Il raccolto di castagne Made in Italy, con una qualità comunque ottima grazie al clima asciutto, è in ripresa e si dovrebbe attestare quest’anno tra i 25 e i 30 milioni di chili, che è comunque la metà di quello di dieci anni fa. E nel 1911 la produzione di castagne ammontava a 829 milioni di chili. Nonostante la ripresa della produzione nazionale, resta alto il rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Grecia. L’Italia, nel corso del 2016 ha importato oltre 36 milioni di chilogrammi di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori.
La produzione Made in Italy conta ben quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno che hanno ottenuto il riconoscimento europeo. Cinque si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana Dop e la Farina di Castagne della Lunigiana Dop mentre in Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp, il Marrone di Roccadaspide Igp e il Marrone di Serino Igp, di fresco riconoscimento nel 2017, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del Monfenera Igp, ed i Marroni di Combai Igp, in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop. A questi si aggiungono due mieli di castagno: il Miele della Lunigiana Dop della Toscana e il Miele delle Dolomiti Bellunesi Dop del Veneto.
Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, occorre prestare attenzione alla qualità e ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o le sagre in programma in questi giorni in tutta Italia dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne. Le castagne, delle quali si conoscono oltre cento varietà, sono rimaste nelle tradizioni alimentari autunnali degli italiani da consumare in diversi modi: arrosto (dopo averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti, dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti); cotte in latte e zucchero; usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne.