Quando si legge un’etichetta, l’attenzione va subito alla lista degli ingredienti che vanno riportati in ordine di peso decrescente. Gli additivi non possono essere nascosti dietro sigle astruse (ad esempio, solo “E250”), ma devono essere ben identificati nel nome italiano (ad esempio, “Nitrito di Sodio”), e dalla funzione tecnologica svolta (“Conservante: Nitrito di Sodio”), con solo eventualmente anche la sigla sintetica “E250”).
Gli ingredienti che vengono usati per promuovere l’alimento, in pubblicità come anche in etichetta (perché magari presenti nel nome di vendita), vanno indicati in percentuale nella lista ingredienti, o anche a fianco della stessa denominazione dell’alimento. È buona norma per informare il consumatore sulla reale quantità dell’ingrediente che ragionevolmente si attende a partire dal suggerimento del nome. Così, “Sugo ai pinoli” dovrà evidenziare in lista ingredienti la percentuale di pinoli messa tra parentesi.
La normativa europea sull’etichettatura esclude pochi prodotti dall’obbligo della lista degli ingredienti. Si tratta degli ortofrutticoli freschi, non sbucciati né tagliati; le acque “gassificate”, gli aceti derivati da un solo prodotto di base senza altri ingredienti aggiunti; i formaggi, il burro, il latte e le creme di latte fermentati, “purché non siano stati aggiunti ingredienti diversi dai prodotti derivati dal latte, gli enzimi alimentari e le colture di microrganismi necessari alla fabbricazione o ingredienti diversi dal sale necessario alla fabbricazione di formaggi che non siano freschi o fusi”; gli alimenti con un solo ingrediente di facile identificazione.
È obbligatorio anche specificare la composizione di ciascuno degli ingredienti composti, quelli cioè che a loro volta ne contengono altri. In un dolce fatto con la marmellata, ad esempio, vanno specificate entrambe le composizioni.