Il cibo giusto

LE RICETTE DEI NOSTRI CUOCHI CONTADINI

03.05.2017

Etichettatura: impara a conoscere lo stato fisico dei cibi

Il consumatore non va ingannato sulle proprietà degli alimenti e deve poter “virtualmente” ricostruire i passaggi di trasformazione industriale

Dal 2011 è stato introdotto l’obbligo di indicare in etichetta se un alimento è stato congelato, affumicato, o se invece è in polvere, disidratato o sottoposto ad altre alterazioni dello stato fisico rispetto alla formulazione originale. In tal modo non sarà possibile rifugiarsi, nemmeno nella lista ingredienti, dietro termini come "latte", se si usa latte in polvere o proteine del latte.
Il consumatore non deve infatti essere ingannato sulle proprietà degli alimenti e deve poter “virtualmente” ricostruire i passaggi di trasformazione industriale che hanno snaturato in tutto o in parte l’alimento che sta acquistando. La data di congelamento o la data del primo congelamento per i prodotti che sono stati congelati più di una volta è obbligatoria. Allo stesso modo, un alimento de-congelato (ad esempio, il pesce) deve poter comunicare tale condizione al consumatore. Così, carne e pesce ricomposti (costituiti cioè da piccoli pezzetti agglutinati in modo da dare l’apparenza di un unico taglio-filetto) devono poterlo chiaramente indicare, per comunicare ai consumatori la reale qualità del cibo.
Per i prodotti e preparazioni a base di carne sotto forma di tagli, fette, porzioni o filetti, che contengono più del 5% del peso del prodotto finito di acqua aggiunta, la denominazione dell’alimento deve comprendere l’indicazione della presenza di acqua aggiunta. Nelle carne, nelle preparazioni a base di carne di carne e nei prodotti della pesca non trasformati è stato abrogato il limite del 5% previsto dalla precedente normativa nazionale (D.lgs 109/92) e quindi qualunque aggiunta di acqua va dichiarata tra gli ingredienti, a meno che questa non sia inserita a scopo tecnologico.
L’aggiunta di acqua quale ingrediente durante la fase di impasto rappresenta una consuetudine frequente nell’industria perché facilita alcune operazioni (come l’insaccatura nel budello) e conferisce maggiore lucentezza al prodotto finito. Ma ovviamente il consumatore deve esserne informato, in modo da evitare che compri inconsapevolmente una parte consistente di acqua al posto della reale materia attesa.

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