LE RICETTE DEI NOSTRI CUOCHI CONTADINI
16.03.2017
Attenzione: non sono tutte uguali. Mentre per alcuni alimenti c’è un termine minimo di conservazione. Ecco come orientarsi
Al momento dell’acquisto di un cibo, una delle informazioni più importanti e ricercate dai consumatori riguarda la data di scadenza. Ma attenzione: non tutte le date di scadenza sono uguali. Infatti, alla tradizionale data di scadenza usata su alimenti deperibili e che vanno consumati entro poco tempo dalla data di acquisto (generalmente 30 giorni) si affianca l’indicazione del giorno.
Sebbene questo non significhi in via assoluta che consumare il giorno dopo l’alimento scaduto comporti di per sé dei rischi per la salute, la presenza e l’indicazione precisa proprio del giorno (oltre che del mese) serve a farci ricordare della natura deperibile dell’alimento, adottando le precauzioni del caso.
Diverso il caso del Termine minimo di Conservazione (TMC), che suggerisce alcuni riferimenti temporali, necessariamente più ampi, entro i quali il cibo mantiene la sua fragranza e le sue caratteristiche migliori. Generalmente, il TMC è indicato dall’espressione “da consumarsi preferibilmente entro”, seguita da mese ed anno, o in certi casi (qualora la conservazione sia possibile oltre i due anni) anche solo con l’anno (“da consumarsi preferibilmente entro la fine del 2017”). Alimenti come the, pasta, caffè, riso – che non presentano aspetti di rischio alimentare particolari – possono recare il TMC. Bisogna quindi fare attenzione: il TMC superato non significa che dobbiamo buttare il prodotto!