22.02.2017
Le ricette più bizzarre e insolite stravolgono il piatto originale, rischiando di rovinare una specialità 100% italiana. Per tutelarla, prosegue la raccolta di firme per la tutela Unesco
Ogni giorno in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle quasi 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio dove si lavorano, in termini di ingredienti, 200 milioni di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Una tradizione, simbolo del Made in Italy, che rischia di essere stravolta dalle più bizzarre ricette che non hanno nulla a che fare con l’originale, attraverso l’uso degli ingredienti più fantasiosi, a partire proprio dai frutti tropicali come ananas, banane o noce di cocco, ma anche di dolci come il creme caramel fino all’utilizzo di insetti come cicale e scorpioni. Per tutelare la pizza, si è appena aperto un anno storico che si concluderà tra il 4 e l’8 dicembre 2017 a Seul, dove sarà esaminata dal comitato mondiale Unesco la candidatura per l’iscrizione dell’Arte dei Pizzaiuoli napoletani nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco a sostegno del quale si sta completando la raccolta di 2 milioni di firme in tutto il mondo.
L’Italia è entrata nel Guinness World Record del quale è stata appena stata pubblicata e messa in vendita l’edizione 2017 con l’impresa della “Pizza più lunga del mondo” realizzata il 18 maggio 2016 a Napoli, giorno in cui 5 forni a legna riuscirono a cuocere 1.853,88 metri di pizza. Un record che non poteva appartenere che all’Italia.
Ma il problema dell’originalità degli ingredienti riguarda in realtà anche il nostro Paese dove quasi due pizze su tre servite sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori, dalla mozzarella lituana al concentrato pomodoro cinese, ma c’è anche l’olio tunisino e il grano ucraino. Una situazione che mette a rischio un settore che in Italia occupa almeno 100 mila lavoratori fissi.
La passione per la pizza è diventata planetaria, con gli americani che sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno seguiti da spagnoli, francesi e tedeschi e per finire gli austriaci con un 3,3 chili annui.