La birra biodinamica al radicchio dell’imprenditore veneto Paolo Marangon si è aggiudicata l’Oscar Green 2016. A contendersi l’ambito premio all’innovazione in agricoltura di Coldiretti Giovani Impresa per la categoria Campagna Amica c’era anche il ketchup tutto naturale del pugliese Bernardino Nardelli e il kit dell’agripasticcere a base di nocciole dell’umbra Mariangela Stoppini.
Come nasce un prodotto innovativo. L’incontro tra birra e la verdura rossa più amata non si è fatto in un giorno. Per trovare i cereali idonei a maltare una buona birra è stato necessario l’intervento di un mastro birraio tedesco che li ha selezionati e seminati. Nell’azienda “Zolla 14” di 11 ettari e 5 mila alberi, non basta l’agricoltura biologica per realizzare chicche del made in Italy. Si è chiesto aiuto alle stelle e si è sposato il metodo biodinamico. C’è bisogno che gli elementi della natura conoscano un equilibrio ideale ed ecco che l’acqua non può che essere unica, quella appunto delle note risorgive di Treviso. Infatti è l’acqua ad essere protagonista del miracolo della birra, perché il radicchio viene immerso con le sue radici in queste acque subendo quindi una escursione termica fino a 15 gradi, in grado di fare nascere un piccolo fiore che mescolato ai malti restituisce carattere e unicità a questa birra. È una birra stagionale, che viene prodotta una volta l’anno, segue tutto il percorso del radicchio rosso di Treviso che ha un protocollo molto rigoroso che, comincia ad agosto e termina a dicembre, quando la temperatura scende sotto zero e il prodotto è pronto per essere lavorato. Ma prima bisogna dare un occhio alle stelle. Infatti il processo di lavorazione oltre a essere rispettoso del disciplinare Igp segue un ‘disciplinare’ biodinamico che comporta una serie di operazioni, compiute a partire dal campo e fino alla trasformazione, seguendo il calendario astronomico. L’azienda impiega gli stessi metodi naturali anche per la realizzazione di altre eccellenze come il succo di mela limpido.
Gli altri concorrenti. Tra le tante novità di quest’anno c’è la nuova esperienza imprenditoriale di Andrea Passanisi che in Sicilia ha inventato il primo caviale vegano interamente ricavato da un frutto simile al cetriolo e che sta già spopolando tra chi ama il gusto fresco, esotico e forte e sperimenta nuovi abbinamenti da proporre nei migliori ristoranti del Bel Paese. All’origine della brillante idea di Roberto ed Elvira di produrre biocosmetici antispreco in Toscana invece c’è un progetto che è stato realizzato insieme all’università di Caserta alla quale quasi per gioco sono stati consegnati gli scarti del loro orto. Gli studiosi seguendo le tabelle ufficiali della farmacopea ne hanno ricavato preziose creme per il corpo, maschere per il viso e saponi, tutti prodotti non citotossici e rigorosamente biologici. Creare un tessuto, fresco, nuovo e bizzarro ma anche sostenibile realizzato dagli scarti di arance invece è la brillante idea da Oscar di Adriana Santonocito. Tutto nasce dalla sua tesi di laurea che pian piano diventa un progetto di ricerca e quindi una start up e che oggi è un business e una scommessa di futuro. Il progetto è sviluppato insieme al Politecnico di Milano che realizza il brevetto che permette di produrre l’Orange fiber, cellulosa estratta dagli scarti di arance in grado di diventare un vero e proprio tessuto agli agrumi.
Tra i finalisti da Oscar c’è anche l’idea di un gruppo di giovanissimi agricoltori, tutti under 30, che hanno recuperato degli antichi gelseti per dedicarsi alla produzione in chiave moderna del prezioso filato, la seta che viene poi tinta con prodotti naturali dal papavero alla ginestra fino alla cipolla di tropea. Sull’ambiente e sulle emozioni che esso trasmette invece ha scommesso un architetto, Francesco Lipari che si è messo a lavoro insieme al Comune di Siracusa e a Campagna Amica per dar vita ad un orto giardino interattivo, un paesaggio sonoro che cambia insieme al clima esterno e a quello interno dell’animo umano. Il battito cardiaco della persona che si avvicina alle realizzazioni naturali di quest’orto canterino è in grado di influenzarne la melodia, insomma è proprio il caso di dire che l’armonia la sceglie la natura. Felice è anche la scoperta dell’università di Napoli che ha reso protagonista la mela annurca campana Igp in campo medico grazie al Consorzio. Trasformata infatti in capsule, di cui ognuna contiene il valore di 3 mele, la mela annurca ha un risultato simile alle statine, riduce il colesterolo cattivo e aumenta quello buono, insomma è proprio il caso di dire che una mela al giorno leva il medico di torno. Dei veri e propri gioielli sono stati creati da un imprenditore friulano che sposando in pieno l’idea del connubio cibo e cultura ha sapientemente unito e due eccellenze italiane vino e arte dando vita ad una preziosa collezione di bottiglie dipinte da vari artisti che sono state addirittura consegnate a personalità internazionali, non da ultimo Papa Francesco, il principe di Monaco e Obama.
E ancora la seta Made in Italy dal baco all’atelier per abiti green esclusivi ed anallergici ideata in Calabria da Domenico Vivino, l’olio di nocciola elisir di lunga vita grazie agli esclusivi grassi polinsaturi Omega 3 e Omega 6 prodotto in Veneto da Simone Serafin, il vino dai grappoli ghiacciati della marchigiana Marika Socci, la stalla hi tech di Elena Lazzarini in Lombardia, le bambole e le bomboniere green realizzate in Puglia da Rosa e Paola Tortorelli, il recupero e la valorizzazione di un antico unguento come l’oleolito di Iperico realizzate dalla Cooperativa sociale agricola di Antonio Lellici Terre Altre in Trentino. Ma ci sono anche la prima radio contadina che trasmette dalla cima di un albero di Gaetano Carboni che in Abruzzo sono artefici di una rigenerazione rurale e l’ospedale dove si mangia a km 0 di Giuseppe Candela a Salerno.