Trasformare una catastrofe incombente in un’opportunità. Per pensare in grande, cambiare il mondo, sognare di costruire un futuro di soluzioni condivise, di armonia tra comunità di persone e habitat naturali. Con questo bagaglio di emozioni positive si torna nella vita reale dopo aver visto “
Domani” di Cyril Lyon e Mélanie Laurent, nella consapevolezza che la strada segnata non è senza uscita, che per la salvaguardia del pianeta Terra ci sono alternative originali e fantasiose. E che ci sono persone che ogni giorno le costruiscono, con il coraggio della creatività e l’incosciente ottimismo delle menti davvero rivoluzionarie.
Si parte da uno studio pubblicato sulla rivista Nature nel 2012 nel quale si annuncia un crollo generalizzato degli ecosistemi, e quindi dalla fine delle condizioni che rendono possibile la vita. Che fare? Il film è un road movie finanziato attraverso un crowdfunding che esplora cinque grandi tematiche profondamente interconnesse tra loro – agricoltura, energia, economia, democrazia, istruzione – incontrando i protagonisti nella realtà del loro quotidiano mentre concretizzano progetti solo in apparenza marginali e un po’ folli.
Si scopre così che è non solo possibile ma anche redditizio produrre cibo senza usare fertilizzanti o pesticidi, riducendo al minimo la meccanizzazione, in armonia con una natura che va valorizzata e non depredata. Lo raccontano con straordinaria semplicità Charles e Perrine Hervé-Gruyer, che trattano i loro terreni con la stessa cura di chi sta ricamando la trama di un prezioso merletto. Incastonando colture che si aiutano vicendevolmente a crescere, concentrando così tante forme di vita in piccoli spazi da far girare la testa a chiunque sia abituato a pensare solo allo sterile rigore di certe monoculture industriali.
Ma c’è di più. Si racconta anche la riconquista della città da parte della campagna laddove meno te lo aspetteresti: succede a Detroit, Usa. Qui negli anni si è strutturata un’esperienza di orti urbani su vasta scala, dove l’agricoltura biologica di D-Town Farm costituisce un modello virtuoso replicabile in altre parti del mondo.
Partendo quindi da temi vicinissimi alla mission e alla filosofia di Campagna Amica – che insieme a Greenpeace, Legambiente, Lifegate e Slow Food ha ufficialmente dato il proprio sostegno al film – si susseguono incontri e testimonianze di progetti innovativi in settori solo in apparenza molto lontani dall’agricoltura. Ma si capisce subito che – al di là delle esigenze della narrazione cinematografica – tutti gli ambiti della vita sociale, politica ed economica sono solidamente collegati da meccanismi e interessi comuni. E che quindi anche le possibili idee innovative possono partire dal basso: da iniziative locali illuminate, consapevoli e responsabili.
Le soluzioni proposte dal film: 5 azioni quotidiane possono fare la differenza
1. Coltivare secondo i principi della permacultura o dell’agroecologia. Trovare dei produttori nei mercati o nei supermercati bio indipendenti; costituire o associarsi a un gruppo. Utilizzare reti per l’acquisto diretto dai produttori.
2. Installare in casa fonti di energia rinnovabile (pannelli solari, minieolico, geotermia). Optare per un fornitore di energia elettrica proveniente al 100% da fonti rinnovabili. Ridurre contemporaneamente il proprio consumo di energia e optare per mezzi di trasporto dolce.
3. Verificare a chi appartengono le aziende in cui si fanno acquisti e qual è la loro politica sociale e ambientale.
4. Scegliere le banche praticano una finanza più etica e responsabile. Informarsi su quale sia il loro impatto sul clima e sulle loro politiche in materia di speculazione e paradisi fiscali.
5. Imparare a differenziare correttamente i rifiuti. Compostare in città o nel proprio giardino. Riparare e riutilizzare gli oggetti. Condividere anziché acquistare.