La Sardegna è la capitale italiana dello zafferano. E con la maggiore produzione e il maggior consumo, si può addirittura considerare leader in Europa. Su circa 50 ettari in tutta Italia di superficie destinata alla coltivazione, 35 ettari si trovano nell’isola, i restanti 15 ettari vengono coltivati in Toscana, Marche, Abruzzo e Umbria. Mentre a livello mondiale detiene il monopolio l’Iran, con il 90 per cento della produzione.
A dire la verità, più che di Sardegna dovremmo parlare di Medio campidano o meglio dei Comuni di San Gavino, Turri e Villanovafranca. Tre Comuni dove si è conservata e trasmessa nel tempo la sua coltivazione, persa nel resto del territorio isolano, gli unici dove si può produrre lo zafferano sardo Dop.
E proprio il riconoscimento della denominazione di origine protetta ottenuto da pochi anni “sta risvegliando l’interesse anche negli altri territori sardi – racconta Sandro Picchedda, dell’azienda Itria di Turri – dove si sta riscoprendo la coltivazione. La Dop è una grossa opportunità. Oggi ne fanno parte 5 aziende, per circa 3 ettari di superficie, ma rappresenta il futuro e la garanzia per produttori e consumatori, bombardati dallo zafferano estero che spesso di sardo hanno solo il confezionamento” avverte il produttore, invitando a leggere con attenzione anche l’origine del prodotto. La coltivazione dei bulbi avviene ogni cinque anni. “La maggiore produzione avviene il terzo anno. In media si ottengono 4-5 kg a ettaro”.
In Sardegna non ci sono grosse aziende. Si contano nelle dita di una mano quelli che ne destinano piccolissimi appezzamenti. “Questo perché – spiega Mauro Curreli, produttore di San Gavino – la coltivazione e la raccolta avviene in modo manuale. La maggior parte sono hobbisti o agricoltori che coltivano lo zafferano per integrare il reddito. La raccolta si concentra in due settimane, tra fine ottobre e i primi 15 giorni di novembre, e in particolare in due tre giorni”.
Lo zafferano è l’ennesimo esempio della biodiversità delle produzioni sarde che oggi, con l’affermarsi delle aziende sempre più multifunzionali, si sta riscoprendo. Ai produttori di San Gavino, Turri e Villanovafranca il merito di aver saputo conservare una lunga tradizione anche quando per quasi cinquant’anni era stata dimenticata nel resto dell’isola.