È iniziata la settimana del carciofo di Campagna Amica. Per carnevale (dal 28 gennaio al 9 febbraio) tutti i mercati sardi a km 0 avranno uno spazio visibile dedicato al tema, con degustazioni e un prezzo fisso alla vendita. L’iniziativa degli Agrimercato isolani vuole promuovere uno dei prodotti principali della nostra agricoltura che non sta vivendo sicuramente la sua migliore stagione. L’inverno “primaverile” di quest’anno non sarà ricordato con piacere, visto che le alte temperature hanno favorito e anticipato la maturazione dei capolini, concentrando la produzione in un arco di tempo molto breve che ha congestionato il mercato.
“Per il commercio dei carciofi – commenta Priamo Picci, presidente dell’Arpos – è un’annata negativa. I prezzi sono scesi di oltre il 50 per cento, ed è difficile anche svenderli perché non ne vuole più nessuno. Accorciandosi il tempo di crescita ci siamo ritrovati in un mese con il prodotto che sarebbe dovuto essere diluito in tre mesi. Il mercato non è stato capace di assorbire queste grosse quantità, e di conseguenza il prezzo è crollato passando dai circa 60 centesimi dello scorso anno ai 40 e 30 di quest’anno, quando sei fortunato e te lo ritirano”.
Oltre che nella maggiore produzione, il caldo ha influito negativamente anche nei consumi. “Pur adattandosi a diversi piatti ed essendo un prodotto salutare – afferma Salvatore Sanna, produttore di Ittiri – il carciofo continua ad essere consumato soprattutto con temperature basse. L’inverno caldo, oltre che favorire una più veloce maturazione, ha causato anche un crollo delle vendite”.
In Sardegna, terza produttrice italiana dopo Puglia e la Sicilia, si destinano alla coltivazione dei carciofi 12mila ettari. La varietà di gran lunga più prodotta è lo Spinoso, circa il 60 per cento, segue il Tema con il 15 per cento. La media di produzione è di 50mila capolini ad ettaro. Il 62% della produzione dei carciofi appartiene alla provincia Cagliari, seguita da Sassari (27%), Oristano (11%) e Nuoro (1%).
Da qualche anno il carciofo spinoso gode anche della Denominazione d’origine protetta (Dop). È stato costituito il consorzio di tutela che ha sede a Valledoria e del quale fanno parte 32 aziende (per circa 500 ettari), soprattutto del sassarese, oristanese e Medio Campidano.