08.07.2015

Formaggi senza latte? No, grazie

?Permettere la caseificazione utilizzando quello in polvere farebbe scomparire la distintività di centinaia di prodotti tradizionali

Grazie alla tutela di una legislazione nazionale lungimirante, l’Italia ha conquistato un primato internazionale nella qualità e nella varietà della produzione di formaggi, con ben 487 diversi tipi censiti a livello territoriale. Il via libera europeo alla polvere di latte per la preparazione dei formaggi farebbe sparire tutte queste specialità tradizionali censite dalle Regioni italiane, ottenute secondo metodi antichi, mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata in occasione della mobilitazione di allevatori, casari e consumatori in piazza Montecitorio a difesa del Made in Italy per impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte che danneggia e inganna i consumatori. A rischio è un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale e ambientale. Con un chilo di polvere di latte – che sul mercato internazionale costa solo 2 euro – è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella caratterizzazione che viene solo dal latte fresco dei diversi territori.
Si vuole porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto dalla legge nazionale n.138 dell’11 aprile del 1974, che ha garantito per oltre 40 anni l’alta qualità della produzione casearia nazionale. Il superamento di questa norma provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura ai formaggi, yogurt e latticini made in Italy.
La polvere di latte è un prodotto “morto”, privo di proprietà organolettiche, che può arrivare da qualsiasi parte del mondo dove i maggiori produttori sono Nuova Zelanda e Stati Uniti mentre in Europa i leader sono Francia e Germania. La disidratazione consente di concentrare i costituenti del latte rendendoli conservabili a temperatura ambiente per oltre un anno e la tecnologia di produzione prevede che il latte, dopo essere stato corretto del suo contenuto di grassi, venga trattato termicamente con una perdita di valore biologico delle proteine del latte che può essere anche rilevante.
A sostegno dell’iniziativa è stato lanciato su Twitter l’hashtag #formaggisenzalatte

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