L’acetaia si trova alle porte di Modena, immersa nel verde della campagna modenese, accanto ai propri vigneti. Voluta fortemente dalla famiglia Vecchi, titolare della Società Agricola Acetomodena, è il frutto di una volontà proiettata verso il futuro, grazie anche all’utilizzo di energie rinnovabili, ma con le radici ben salde nella tradizione modenese. Accanto alle sale dove matura l’aceto, ampi spazi vengono destinati all’accoglienza. Caratterizzati da grandi vetrate, studiate per offrire agli sguardi, giochi di luce tra le antiche batterie di botti, valorizzano la qualità e la ricercatezza di un prodotto unico al mondo: l’Aceto Balsamico di Modena. Acetomodena ha sempre creduto nella qualità dei prodotti alimentari e dei processi produttivi. Dall’ Aprile del 2014, a conferma dell’impegno costante profuso nella ricerca dell’eccellenza, ha ottenuto i certificati BRC e IFS. La famiglia Vecchi sarà lieta di accogliervi e di proporvi un percorso guidato che vi sveli l’affascinante storia di questo prodotto, eccellenza gastronomica modenese. La degustazione degli eccellenti prodotti della tradizione vi renderà partecipi di un rito antico ed esclusivamente modenese.
L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena deriva dalla fermentazione del mosto cotto ad opera di particolari ceppi di acetobatteri, molto spesso organizzati in colonie batteriche dette “madri”, e dalla successiva lenta maturazione che si completa dopo un lungo periodo di invecchiamento.
Il mosto impiegato per l’ottenimento di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, proviene da una pigiatura di uve trebbiane e di uve dei tipici vitigni modenesi, come ad esempio i lambruschi. Prima che il mosto crudo cominci a fermentare, si separa dalle vinacce e si avvia la fase di cottura a fuoco diretto in recipienti a vaso aperto, ove avviene una lenta concentrazione per evaporazione. Con la cottura evapora una quantità d’acqua variabile e si devitalizza la carica microbica presente in partenza nel mosto, che così perde la sua naturale tendenza a trasformarsi in vino.
Al termine della cottura il mosto risulta imbrunito, spiccatamente gustoso e profumato, con un elevato tenore zuccherino. Il mosto cotto, dopo raffreddamento e decantazione, viene posto all’interno di una serie di botti di volume decrescente e legni diversi (rovere, castagno, gelso, ciliegio, ginepro, etc.). La successione delle singole botticelle viene denominata “batteria”, ed è collocata nei sottotetti delle abitazioni dove è sottoposta alle variazioni di temperatura stagionali. Per quanto riguarda il numero, la capacità, la sequenza delle botti e la qualità dei legni non esiste una regola fissa; ogni produttore è libero di formare la propria acetaia utilizzando botti e legni a seconda del proprio gusto e della quantità di prodotto che vuole ottenere. Tuttavia il numero minimo delle botti è una serie o batteria di tre: una botte grande dove vengono effettuate le aggiunte di mosto cotto (e dove avverrà la fermentazione acetica), una botte intermedia dove verrà trasferito il liquido fermentato per la maturazione e una terza, la più piccola, dove sarà travasato il liquido maturo per essere invecchiato.
VINI E ACETI
balsamico di modena igp
balsamico tradizionale di modena dop
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