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15.04.2018

Vinitaly 2018, la top 10 delle vendite

Secondo un'analisi della Coldiretti, Grillo, Primitivo e Ortrugo sul podio. Cambiano le abitudini di consumo degli italiani che anche negli acquisti di vino premiano le produzioni legate al territorio

In Italia salgono sul podio dei vini che hanno avuto il maggior incremento nelle bottiglie acquistate nel 2017 il Grillo siciliano (+23%), il Primitivo pugliese (+21%) e l’Ortrugo dell’Emilia Romagna (+19%). È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Infoscan Census, in occasione del Vinitaly di Verona dove, presso lo stand nel Centro Servizi Arena (corridoio tra i padiglioni 6 e 7), le curiosità del vino Made in Italy sono protagoniste all’inaugurazione con l’esposizione delle esperienze più originali dalla vigna alla cantina, dall’imbottigliamento all’etichettatura.

La speciale top ten evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio. Nella classifica dei primi dieci vini che nel 2017 in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, infatti, nessuno è internazionale. Nel tempo della globalizzazione gli italiani bevono locale con il vino a “chilometri zero” come dimostra il fatto che al quarto posto si posiziona la Ribolla del Friuli Venezia Giulia con un aumento del 17%e al quinto con un +16% il Valpolicella Ripasso del veneto. Il Cortese del Piemonte conquista la sesta posizione con un +15% seguito dalla Passerina (Marche) con un +15% al settimo posto. Poi all’ottavo il Chianti Classico della Toscana (+14%), al nono con un +13% il Cannonau sardo e al decimo con circa la stessa percentuale il Pecorino (Abruzzo).

Dall’analisi si evidenzia che i dieci vini con maggiori incrementi delle vendite nascono da 10 regioni diverse del nord, centro e sud Italia a dimostrazione della alta qualità offerta lungo tutta la Penisola grazie alla biodiversità e alla tradizione millenaria della viticoltura tricolore. Sul territorio nazionale ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria

“Il futuro dell’agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione”, ha affermato Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, nel sottolineare che la “biodiversità” è un patrimonio del made in Italy che va valorizzato e difeso anche a livello internazionale”. Anche per questo la Coldiretti organizza nel giorno di inaugurazione del Vinitaly alle 15,30 nella Sala Rossini l’incontro “La tutela delle denominazioni in Europa e gli accordi internazionali” con, tra gli altri, il Direttore di Ismea Raffaele Borriello, il Presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella e il primo vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro, con le conclusione del presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Fatturato da record nel 2017

Il fatturato del vino e degli spumanti in Italia cresce del 5% e raggiunge nel 2017 il valore record di oltre 10,6 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto il massimo di sempre a 6 miliardi (+6%) mentre sono risultate in leggera crescita anche le vendite sul mercato nazionale pari a circa a 4,6 miliardi, per effetto anche dell’aumento dei consumi familiari (+2%).

Nel 2017 rispetto all’anno precedente le vendite hanno avuto un incremento in valore del 4% negli Usa che si confermano il primo cliente, seguiti dalla Germania dove la crescita è dell’1% e dal Regno Unito dove l’export aumenta del 6%. A preoccupare per il futuro sono le eventuali misure neoprotezionistiche del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che potrebbero scaturire dalla guerra dei dazi ma anche dalla Brexit con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Anche se i valori sono ancora limitati, a far ben sperare sono i mercati dove la crescita è percentualmente maggiore come la Cina con un +29%, ma è da segnalare la Francia che, con un aumento del 9%, si colloca al sesto posto tra i maggiori acquirenti, anche a conferma del livello di qualità raggiunto dal vino italiano. L’export di vino italiano in Francia sfiora i 170 milioni di euro nel 2017 e praticamente raddoppia (+92,3%) negli ultimi 10 anni mentre nello stesso periodo al contrario gli arrivi nella Penisola dai cugini d’oltralpe sono crollati del 14% in valore spingere il successo del Made in Italy  è soprattutto la riscossa, contro lo champagne, delle bollicine nazionali con le esportazioni in Francia letteralmente esplose del 276% in valore nel decennio, per un importo attuale di oltre 45 milioni di euro.

Lo spumante è stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore performance di crescita all’estero con le esportazioni che, con un aumento del 14% rispetto all’anno precedente, hanno raggiunto il record di 1,36 miliardi di euro. Nella classifica delle bollicine italiane più consumate nel mondo ci sono nell’ordine il Prosecco, l’Asti, il Trento Doc e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Per quanto riguarda le destinazioni, la classifica è guidata dal Regno Unito con circa 410 milioni di euro e un incremento del 12% nel 2017 ma rilevanti sono anche gli Stati Uniti con circa 296 milioni e un aumento del 16% in valore. In ogni caso l’aumento più importante tra i primi dieci importatori è in Russia dove le bollicine Made in Italy crescono del 33%.

L’Italia, nonostante una produzione stimata intorno ai 40 milioni di ettolitri cioè il 26% in meno rispetto all’anno precedente, ha conquistato nel 2017 il primato mondiale davanti ai cugini francesi. Si sta realizzando un riposizionamento globale della produzione tricolore che diminuisce in quantità ma aumenta in qualità con oltre il 70% dedicata a vini DOCG, DOC e IGT con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola.

Il calo della produzione e l’addio ai voucher ha inciso pesantemente sull’occupazione anche se si stima che il vino abbia offerto durante l’anno opportunità di lavoro ad un milione e duecentomila persone (-8%) tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi). Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie.

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