08.03.2018
La crescente presenza delle donne nei campi è legata anche alla forte innovazione che ha caratterizzato il settore e all'ampliamento delle attività connesse
In Italia, i dati Istat sulle forze lavoro del 2016 contano il 27% delle donne occupate in agricoltura. La presenza femminile pesa per il 3% del totale delle donne occupate, contro il 14% nell’industria e l’83% nei servizi. Come nel caso dei dati europei, tuttavia, rilevare il numero di donne occupate nel settore agricolo è una faccenda complessa. I due strumenti di indagine utilizzati (Forze Lavoro e Censimento) non sono costruiti per cogliere la complessità della dimensione del lavoro femminile. Ad esempio, l’obbligo di indicare nel questionario del Censimento una sola persona come conduttore, non permette di cogliere quelle situazioni in cui la responsabilità gestionale è condivisa fra i due coniugi (i dati parlano di ben 415 mila donne che si trovano nella condizione di “coniuge del conduttore”). Inoltre, le indagini statistiche non tengono conto del fatto che spesso le attività svolte dalle donne in azienda sono strettamente correlate alle attività familiari nel loro insieme, dalle quali non sono facilmente separabili. E’ così che esiste un universo femminile che ruota intorno alle aziende agricole di tipo familiare. Le donne che appartengono a questa dimensione a vario titolo (coniugi, madri, figlie ecc.) sono quasi 1,9 milioni, di cui oltre il 60% alimenta le file della manodopera familiare. Si tratta di un patrimonio importante, sia in termini di contributo professionale che di capitale umano: esse, infatti, hanno aiutato a garantire negli anni la stabilità delle proprie imprese, conservando le tradizioni e dando un fondamentale apporto in termini di lavoro e capitali.
Sono aumentate del 6,6% nell’ultimo anno le imprese agricole guidate da giovani donne per un totale di 13.887 realtà nel 2017. E’ quanto emerge da un’elaborazione di Coldiretti in occasione della festa dell’8 marzo, su dati Camera di Commercio di Milano rispetto alla rappresentanza femminile under 35 nei campi, nelle stalle e negli agriturismi.In pratica in agricoltura una impresa giovanile su quattro viene gestita da ragazze. Nella loro attività imprenditoriale le agricoltrici italiane hanno dimostrato capacità di coniugare la sfida con il mercato ed il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, a contatto con la natura assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità diventando protagoniste in diversi campi: dalle attività di educazione alimentare ed ambientale con le scuole ai servizi di agritata e agriasilo, dalle fattorie didattiche ai percorsi rurali di pet-therapy, fino agli orti didattici, mercati di Campagna Amica e l’agriturismo. Una capacità imprenditoriale che ha creato dato direttamente lavoro a oltre 15mila persone, senza contare l’occupazione generata dall’’indotto. Le ragazze nelle campagne hanno puntato sull’uso quotidiano della tecnologia per gestire sia il lavoro che lo studio, magari usando lo smartphone per controllare gli animali in stalla nelle pause di studio all’università oppure per gestire on line acquisti e prenotazioni in agriturismo, oppure per fare ricerche per recuperare varietà perdute di frutti locali o ancora per portare il vino Made in Italy in tutto il mondo. Una capacità di innovazione che contagia tutte le aziende agricole giovani che in Italia possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più.
Anche dal punto di vista manageriale, la presenza delle donne è una componente molto importante dell’agricoltura italiana. Secondo i dati Istat dell’ultimo Censimento, infatti, le aziende condotte da donne rappresentano oltre il 30% del totale delle aziende agricole. Il peso percentuale delle conduttrici è aumentato di ben 5 punti percentuali rispetto allo stesso dato rilevato nel Censimento del 1990. Le donne, inoltre, possiedono il 21% della SAU (superficie agricola utilizzata) e la dimensione delle loro imprese è inferiore alla media totale (circa 8 ettari). Infatti il 78% è costituito da aziende sotto i 5 ettari e solo il 20% si colloca al di sopra dei 100 ettari. Il volume di produzione delle imprese femminili, infine, è mediamente di 16 mila euro contro i 30 mila euro delle imprese maschili.
Analizzando le caratteristiche socio-culturali delle conduttrici, emerge il seguente identikit: soltanto il 9% di essa ha meno di 40 anni, mentre il 42% ha un’età compresa tra i 40 e i 60 anni; il 6% è in possesso di una laurea (stesso valore dei maschi, i quali però, in valore assoluto, sono il doppio); il 18% ha conseguito un diploma, mentre il 9% permane ancora in una situazione di analfabetismo; lo 0,33% è straniera; il loro carico di lavoro rimane contenuto nelle 58 giornate standard lavorate rispetto alle 104 prestate dai conduttori di genere maschile.
La progressiva femminilizzazione dell’agricoltura italiana è certamente anche il risultato della forte innovazione che ha caratterizzato il settore, con l’ampliamento delle attività ad esso connesse quali la trasformazione dei prodotti, il benessere, le fattorie didattiche e i servizi alle persone (agriasilo, pet-therapy ecc.), dove le donne hanno un ruolo significativo. Le donne stanno, quindi, valorizzando un nuovo modo di fare agricoltura, che coniuga la valorizzazione dei saperi tradizionali con la qualità, la multifunzionalità, l’inclusione sociale e il made in Italy. La capacità di coniugare la sfida con il mercato, il rispetto dell’ambiente e la qualità della vita a contatto con la natura sembrano essere le principali ragioni del crescente interesse dell’universo femminile nei confronti della moderna agricoltura.
Nella nostra rete
L’agricoltura italiana, dunque, è sempre più al femminile e mostra le donne protagoniste anche all’interno della più grande rete di vendita diretta che è Campagna Amica. Anche qui, quasi il 30% delle aziende agricole è condotto da donne con una rappresentatività che cresce al ritmo dell’1% ogni anno e vede tra le regioni più “rosa” il Molise e la Valle d’Aosta (rispettivamente con il 45% e il 44%), seguite da Umbria e Liguria (entrambe con il 38% di imprese condotte da donne). L’analisi dei dati relativi alla rete di Campagna Amica permette di delineare alcune tra le caratteristiche principali delle aziende condotte da donne. Innanzitutto, le imprenditrici di Campagna Amica mostrano una maggiore propensione all’agricoltura multifunzionale rispetto ai colleghi uomini (il 34% delle donne contro il 20% degli uomini), il 13% coltivano con il metodo biologico (contro il 10% degli uomini) e gestiscono un’azienda di dimensioni mediamente più piccole e di tipo familiare (oltre il 68% ha meno di 15 ettari, contro il 55% dei colleghi uomini).
Fonti
– FAO 2016 http://www.fao.org/news/story/it/item/461140/icode/
– Eurostat, “Agriculture, forestry and fishery statistics” 2017
http://ec.europa.eu/eurostat/documents/3217494/8538823/KS-FK-17-001-EN-N.pdf/c7957b31-be5c-4260-8f61-988b9c7f2316
– CREA, “Le donne in Agricoltura” (2016)
www.crea.gov.it/wp-content/uploads/2016/03/REPORT-donne-in-agricoltura.pdf
– ISTAT, 6 Censimento Generale dell’’Agricoltura (2010)