15.10.2017
Il resto va all’industria di trasformazione e alla distribuzione commerciale che assorbe una parte importante del valore
Per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in media vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale che assorbe la parte preponderante del valore. Lo ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione della Giornata Mondiale dell’alimentazione della Fao. “Per garantire la sostenibilità della produzione agricola è necessaria – ha sottolineato Moncalvo – una equa distribuzione del valore mentre il prezzo degli alimenti aumenta quasi sette volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera, che danneggiano agricoltori e consumatori”. La situazione varia da prodotto a prodotto, con le situazioni peggiori che si registrano per i trasformati con il grano tenero nei campi pagato meno di 20 centesimi al chilo che arriva a 2,80 euro al chilo del pane sullo scaffale con un aumento di quasi 15 volte. “Stiamo vivendo – ha denunciato Moncalvo – un furto di valore aggiunto che, senza alcun beneficio per i consumatori, vede sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione”. In Italia per pagare un caffè al bar, l’agricoltore tipo dovrebbe mettere sul bancone 5 chili di grano o 3 chili di risone o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova. Una ingiustizia da sanare, rendendo più equa e giusta la catena di distribuzione degli alimenti anche con interventi per limitare lo strapotere contrattuale dei nuovi poteri forti dell’agroalimentare. Un modo per stare concretamente dalla parte degli agricoltori dando il giusto valore al loro lavoro è comprare direttamente da loro, frequentando la rete dei farmer’s market di Campagna Amica che in tutta Italia ha ormai consolidato la sua presenza grazie all’inimitabile mix di freschezza, qualità e affidabilità.