07.06.2017
Per il presidente di Fondazione Campagna Amica bisogna accorciare ancora di più la filiera fra agricoltore e consumatore, rinnovando l'intero processo produttivo
Nel mondo dei consumi alimentari, i mercati degli agricoltori si sono guadagnati negli ultimi anni un ruolo di primissimo piano. Sono gli indiscussi protagonisti di una vera e propria rivoluzione nel modo di fare acquisti di cibo, che ha coinvolto i propri clienti in una scelta che va ben oltre la semplice transazione economica tra chi compra e chi vende.
I farmer’s market sono a tutti gli effetti dei “luoghi del cibo”, dove chi propone i propri prodotti non solo ne garantisce la qualità, ma è anche in grado di raccontarne la storia, di spiegarne la preparazione, di consigliare al meglio come valorizzare i cibi in cucina e sulle tavole. Questo rende unico l’incontro tra due mondi che altrimenti nei meccanismi spersonalizzanti della Gdo non avrebbero mai comunicato: quello della città e quello della campagna.
Chi sceglie di acquistare in un mercato contadino, magari rinunciando ad alcune delle comodità che potrebbe in alternativa offrire un supermercato, lo fa perché dà valore al rapporto personale che crea con i propri fornitori di fiducia. E non solo. Nei mercati di Campagna Amica – la più grande rete al mondo di vendita diretta sotto un unico marchio – sa di poter trovare in tutta la Penisola tante iniziative ed eventi che fanno cultura del cibo 100 per cento italiano, un’assoluta eccellenza che all’estero ci invidiano, tentando malamente di imitare le tradizioni e i sapori made in Italy con cibi di scarsissima qualità, che nulla hanno a che fare con gli originali.
Ma si può fare di più. In agricoltura "è giunto il momento di restringere la filiera produttore-consumatore, e lo si fa con i mercati contadini. Uno alla settimana non basta. In America stanno nascendo delle community di supporter, che invece di mettere i soldi in banca, finanziano i contadini, che poi restituiranno con i prodotti della terra". A sostenerlo è Carlo Petrini, presidente di Fondazione Campagna Amica e fondatore di Slow Food, recentemente intervenuto a un dibattito sull’alimentazione al Festival dello sviluppo sostenibile di Parma. "Se non rinnoviamo il processo produttivo che parte dalla dignità del mondo rurale, la situazione diventerà presto ingovernabile. Nel mio Piemonte – ha detto Petrini – oggi al contadino che produce si pagano 7 centesimi un kg di carote, 30 centesimi un litro di latte e, pensate, 1 quintale di grano è tornato al prezzo di trent’anni fa. Chi di voi accetterebbe uno stipendio ai livelli di trent’anni fa?".