I CONSIGLI DI GIORGIO CALABRESE
13.04.2017
?Ogni italiano ne consuma giornalmente tra gli 8 e i 15 grammi mentre il nostro effettivo fabbisogno è di 3-4 grammi
Presso gli antichi popoli il sale era il simbolo di ciò che non si corrompe e si mantiene nel tempo, tanto che gli orientali definivano “patto di sale” un accordo duraturo.
Il sale che impieghiamo in cucina, solitamente, è composto da cloruro di sodio e viene aggiunto al cibo per dare maggior sapore e gusto. Noi medici spesso ne critichiamo l’uso eccessivo, perché provoca prima danni momentanei alla salute che possono diventare, purtroppo, anche cronici e di seria entità.
Ogni italiano ne consuma tra gli 8 e i 15 grammi mentre il nostro effettivo fabbisogno giornaliero è pari a 3-4 grammi.
La metà del sale che introduciamo deriva dalle dosi addizionate ai prodotti alimentari che provengono da lavorazioni artigiani e industriali. Un quarto deriva dal sale consumato per preparare gli alimenti (come il sale che si aggiunge all’acqua per cucinare la pasta). Anche i condimenti hanno delle aggiunte di sale, a volte esagerate e anche inutili, a cui si somma la cattiva abitudine di salare prima di assaggiare. Bisognerebbe prendere esempio delle dosi dei sacramentali; il sale, infatti, è sinonimo di sapienza e va quindi usato con criterio.
L’ultimo quarto, invece, si trova naturalmente negli alimenti ed è responsabile del suo gusto naturale, prima che vengano cucinati. L’abuso del sale da cucina causa, spesso, ipertensione arteriosa; infatti, per poter ottenere il riequilibrio della pressione sanguigna è necessario diminuirne la quantità giornaliera.
Ci sono molti tipi di sale che oggi si consumano e che vengono prescritti dai medici, specie dai dietologi e dagli internisti. Oltre al sale marino, c’è il sale integrale, che abbassa l’incidenza delle malattie cardio-vascolari; il sale dietetico, che aumenta la diuresi, e la novità è il sale jodato, che aiuta coloro che soffrono di forme di ipotiroidismo, problema notevole per le persone che vivono in zone lontane dal mare, o addirittura in montagna.
La salatura di un alimento da sempre avviene per conservare il prodotto, come nel caso dei prosciutti e dei salumi e si può avere una salatura a secco, per sovrapposizione di strati di sale, oppure salatura per immersione in salamoia, che si usa per i prosciutti da cuocere, che dopo la salatura, vengono asciugati e stufati.
A cura di Giorgio e Caterina Calabrese