13.04.2017

Riso: dal campo alla tavola il prezzo aumenta 5 volte

La risicoltura è una risorsa importante per le nostre campagne. Ma le speculazioni mettono a rischio il lavoro di oltre 10mila famiglie impegnate nell'intera filiera

             
Per pagarsi un semplice caffè oggi gli agricoltori devono vendere ben tre chili di risone a causa di speculazioni e inganni che colpiscono le risaie nazionali e danneggiano i consumatori. È quanto emerge dal Dossier “#SosRisoItaliano” elaborato dalla Coldiretti che ha denunciato l’aumento di cinque volte dei prezzi dalla risaia alla tavola.I prezzi del risone italiano da dicembre hanno subito un crollo del 33,4% mentre sugli scaffali dei supermercati sono rimasti pressoché stabili, con un danno per i consumatori ed una perdita per i produttori stimata in 115 milioni di euro nell’ultimo anno.
Il risone italiano viene pagato tra i 32 ed i 36 centesimi al chilo per l’Arborio e dai 33 ai 38 centesimi al chilo per il Carnaroli mentre le varietà che arrivano dall’Asia vengono pagate ad un prezzo che è circa la metà di quanto costa produrle in Italia nel rispetto delle norme sulla sicurezza alimentare e ambientale e dei diritti dei lavoratori, secondo il Dossier della Coldiretti.
L’Italia è ancora il primo produttore europeo di riso su un territorio di 237mila ettari coltivato da 4.263 aziende, per una produzione di 1,58 miliardi di chili, con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali, ma la situazione sta precipitando e a rischio c’è il lavoro di oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera.
La produzione nazionale sarebbe più che sufficiente per coprire i consumi interni ma si preferisce speculare sulle importazioni low cost ad alto rischio perché è possibile spacciare il riso straniero per italiano a causa della mancanza di un adeguato sistema di etichettatura.
“Secondo la consultazione on line promossa dal Ministero delle Politiche Agricole, ben l’81,5% degli italiani vuole conoscere in etichetta l’origine del riso che acquista” ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “occorre colmare il ritardo accumulato ed avviare la procedura nazionale prevista dall’Unione Europea per arrivare al più presto all’obbligo di indicare la provenienza al pari di quanto avverrà per il latte e derivati dal prossimo 19 aprile e di quanto sta per avvenire per il grano e la pasta”.
            
Import: 1 pacco su 4 è straniero
Dall’aumento del 346% degli arrivi dal Vietnam al +34% dalla Thailandia, mai così tanto riso straniero è arrivato in Italia come nel 2016, con una vera invasione da Oriente da cui proviene quasi la metà delle importazioni che hanno raggiunto il record storico di 244 milioni di chili. Grandi quantità sono arrivate anche da India (34 milioni di chili), Pakistan (25 milioni di chili) e Cambogia (17 milioni di chili). Il risultato è che un pacco di riso su quattro e straniero ma il consumatore non lo può sapere e non è in grado di fare scelte di acquisto consapevoli per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza. Ma su questo le cose stanno per cambiare. Con lo storico ok di oggi all’indicazione di origine obbligatoria per il riso si pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy. Il Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha infatti annunciato la firma assieme al Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, del decreto per sperimentare l’origine dei prodotti a base di riso nell’etichetta.

Continuando con la navigazione in questo sito, accordi l'utilizzo dei nostri cookie. Approfondisci

COOKIE POLICY

I cookie sono piccoli file di testo che i siti visitati inviano al terminale dell'utente, dove vengono memorizzati, per poi essere ritrasmessi agli stessi siti alla visita successiva.
Il Sito utilizza cookie tecnici, sia propri che di terze parti. Tali cookie, essendo di natura tecnica, non richiedono il preventivo consenso dell’Utente per essere installati ed utilizzati.
Il Sito utilizza, inoltre, cookie di profilazione di terze parti. Con riguardo a tali cookie, il consenso dell’Utente si assume prestato ogniqualvolta l’utente faccia click sul tasto “Accetto”, presente all’interno del banner che appare nella homepage. L’Utente può, in ogni caso, revocare in un secondo momento il proprio consenso all’installazione di tali cookie.

In particolare, i cookie utilizzati nel Sito sono riconducibili alle seguenti sottocategorie:
- cookie di navigazione o di sessione, che garantiscono la normale navigazione e fruizione del Sito. Non essendo memorizzati sul computer dell’utente, svaniscono con la chiusura del browser;
- cookie analitici, con cui sono raccolte e analizzate informazioni statistiche sul numero degli utenti e sulle visite al Sito;
- social widgets e plugin: alcuni widgets e plugin messi a disposizione dai social network possono utilizzare propri cookies per facilitare l’interazione con il sito di riferimento;
- cookie di profilazione, che sono utilizzati per raccogliere informazioni sulle preferenze e abitudini espresse dall’utente durante la propria navigazione e quindi rendere le inserzioni pubblicitarie fornite dalle terze parti più coinvolgenti e mirate.

Di seguito sono elencati i cookie di terze parti installati sul Sito. Per ciascuno di essi è riportato il link alla relativa informativa sul trattamento dei dati personali effettuato e sulle modalità per l’eventuale disattivazione dei cookie utilizzati. In merito ai cookie di terze parti, il Titolare ha unicamente l'obbligo di inserire nella presente policy il link al sito della terza parte. È a carico di tale soggetto, invece, l'obbligo dell'informativa e dell'indicazione delle modalità per l'eventuale consenso e/o disattivazione dei cookie.
- Google Analytics: Informativa | Opt Out

I cookie possono essere disabilitati dall’utente modificando le impostazioni del browser sulla base delle istruzioni rese disponibili dai relativi fornitori ai link elencati di seguito.

- Internet Explorer
- Mozilla Firefox
- Google Chrome
- Apple Safari
- Opera

Chiudi