Nonostante la crescente attenzione alla
forma fisica e alla
dieta, solo il 26% degli italiani dichiara di essersi privato delle
golosità tipiche del
Carnevale. Una festa che finisce lasciando agli italiani 12 milioni di chili di
dolci tipici della tradizione da smaltire, fatti nella maggior parte dei casi di
ingredienti semplici, ma calorici come
farina,
zucchero,
burro,
miele e
uova. Frittelle, castagnole, frappe, chiacchiere e le altre specialità regionali sono andate letteralmente a ruba nelle case, nei negozi, nelle piazze e soprattutto nei
mercati di Campagna Amica che hanno offerto la possibilità di gustare il meglio delle ricette della tradizione.
Il
settore enogastronomico contribuisce in maniera sostanziale ad alimentare il business di Carnevale che secondo la Cna è un comparto che non conosce crisi e muove a livello nazionale un indotto da oltre 200 milioni. Le abbuffate di berlingozzi e cenci in Toscana, cicerchiata in Abruzzo, brugnolus e orillettas in Sardegna, galani in Veneto, sfrappole in Emilia Romagna, bugie in Liguria, chiacchiere in Basilicata, struffoli e sanguinaccio in Campania, crostoli in Friuli, frappe e castagnole nel Lazio, pignolata in bianco e nero in Sicilia e grostoi in Trentino sono state favorite anche da una sostanziale
stabilità dei prezzi rispetto allo scorso anno, ma anche dal ritorno al fai-da-te casalingo. Secondo l’indagine condotta dal sito
www.coldiretti.it, quasi un italiano su tre (31%) ha preparato i dolci di carnevale rigorosamente in casa, mentre il 41% li ha acquistati dal fornaio o dal pasticcere di fiducia e solo il 2% dichiara di aver scelto i prodotti commerciali già confezionati.