Cibo che passione! Gli italiani si confermano buongustai e sempre più attenti a quello che mettono nel carrello della spesa. Chilometro zero e territorialità sembrano essere le parole d’ordine, con i prodotti locali in cima alle scelte degli alimenti da portare in cucina.
A confermare questa tendenza è il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione della divulgazione dei dati Istat sul commercio al dettaglio alla presentazione de il rapporto del Censis su “Gli italiani a tavola: cosa sta cambiando”.
Il dati ci dicono che ben 43,4 milioni di italiani acquista prodotti locali e a chilometro zero, di cui 18 milioni regolarmente e 25,4 milioni di tanto in tanto con l’intento però di alzare sempre più l’asticella della spesa per quanto riguarda qualità, salute ed etica: “Il cibo ha ormai un alto valore simbolico – ha sottolineato Moncalvo – perché incarna l’identità e promuove la distintività di un territorio ma entrano in gioco anche valori etici e sociali dei consumatori”.?
Il cibo, insomma, incarna sempre più l’identità di un territorio e la sua istintività rispetto ad altri cibi, diventando per chi lo compra non più solo un prodotto qualunque da mettere in tavola ma un momento di elevazione anche etica e sociale.
Il carrello come stile di vita. Il carrello della spesa, dunque, rappresenta ormai uno stile di vita, con il 40,7% degli italiani che considera i prodotti a chilometro zero garanzia di freschezza e provenienza e il 38,9% che li ritiene essere anche una soluzione per sostenere l’economia e lo sviluppo locale.
La qualità vince sulla quantità a discapito anche del portafoglio: sono 36,3 milioni gli italiani maggiorenni che sarebbero disposti a pagare di più per un prodotto nostrano rispetto a uno di altra provenienza. Di questi, 21,8 milioni pagherebbero fino al 10% di più, 9,5 milioni tra il 10% e il 20% in più, 4,9 milioni oltre il 20% in più.
Dai dati emerge anche che la metà dei cosiddetti Millennials (i nati tra i primi anni ’80 e i primi 2000, ndr.) ritiene che “il patrimonio enogastronomico incarni l’identità di un territorio e di una comunità, molto più di quello culturale, storico artistico“, aggiunge il presidente della Coldiretti.
Campagna Amica conquista la leadership. Con questi numeri alla mano, i mercati degli agricoltori di Campagna Amica diventano sempre più in punto di riferimento per i consumatori che cercano qualità, garanzia, freschezza e sicurezza.
Con le sue 9030 fattorie, 1135 mercati, e 171 botteghe, a cui si aggiungono 485 ristoranti, 211 orti urbani e 34 punti di street food (dove arrivano prodotti coltivati su circa 200mila ettari di terreno), Campagna Amica continua a crescere in controtendenza con la chiusura dei negozi alimentari tradizionali.
“L’Italia ha conquistato – ha ricordato Moncalvo – in pochi anni la leadership mondiale nei mercati contadini davanti agli Usa e Francia con la più vasta rete di vendita diretta degli agricoltori organizzata con proprio marchio del mondo grazie alla Fondazione Campagna Amica alla quale vanno riferimento oggi quasi ventimila agricoltori”. Il consumatore cerca sempre più il contatto diretto con chi vende, instaurando un rapporto di fiducia con il produttore che si consolida nel tempo e, acquistando prodotti freschi e a chilometro zero, riduce gli sprechi mostrando un’attenzione particolare al proprio territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio.
Cala il commercio al dettaglio. A provocare il calo del commercio al dettaglio è il crollo delle vendite alimentari negli ipermercati che fanno segnare un -2,7% che è il peggior risultato tra tutte le diverse tipologie distributive alimentari e non. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio al dettaglio ad agosto che fa segnare un taglio complessivo dello 0,7 % delle vendite alimentari che trascina su valori negativi l’andamento complessivo. La riduzione del commercio alimentare è provocata dalla riduzione che colpisce dagli ipermercati (-2,7%) ai supermercati (-1,1%), mentre pià tenue è il calo nelle piccole botteghe alimentari (-0,5%) e aumentano ancora le vendite nei discount (+1,3%). A condizionare l’andamento della spesa sono sempre di più i nuovi modelli di consumo che favoriscono forme di vendita alternative, dagli acquisti in rete fino a quelli direttamente dal produttore ma anche i negozi specializzati.