Olio ai minimi e volano i prezzi. Crollo del 38% della produzione di olio di oliva in Italia che scende ad appena 298 milioni di chili, un valore vicino ai minimo storici di sempre, con effetti inevitabili sui prezzi. Questo dicono i dati Ismea/Unaprol presentati di fronte ai diecimila agricoltori con i trattori che hanno lasciato le campagne per difendere – in una storica mobilitazione al Mandela Forum di Firenze ?che ha visto in prima fila anche il Premier Matteo Renzi e il Ministro Maurizio Martina – il prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea da concorrenza sleale, speculazioni, mancanza di trasparenza in etichetta, truffe e inganni con l’hashtag #salviamogliulivi.
Crollo della produzione che interessa anche la Grecia con circa 240 milioni di chili (-20%) e la Tunisia, dove non si supereranno i 110 milioni di chili (-21%). La Spagna, invece, si conferma leader mondiale: si stimano circa 1400 milioni di chili, in linea con l’anno scorso. In controtendenza la Turchia che aumenta la produzione del 33% per un totale di 190 milioni di chili.
I cambiamenti si faranno sentire sul carrello della spesa soprattutto in Italia dove i consumi di olio di oliva a persona sono attorno ai 9,2 chili all’anno, dietro la Spagna con 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica.
Puglia leader di produzione nazionale. Le previsioni Ismea/Unaprol che classificano l’Italia come secondo produttore mondiale nel 2016/17 indicano che la Puglia si conferma essere la principale regione di produzione nonostante il calo, mentre al secondo posto si trova la Calabria con una riduzione della produzione inferiore alla media nazionale e sul gradino più basso del podio si trova la Sicilia, dove il taglio dovrebbe essere più marcato a causa delle condizioni meteorologiche primaverili che hanno causato perdite in fioritura.
Molti ristoranti fuorilegge. Al ristorante sono fuorilegge 3 contenitori di olio su 4 (76%) che non rispettano l’obbligo del tappo antirabbocco entrato in vigore quasi 2 anni fa con la legge europea 2013 bis, approvata dal Parlamento e pubblicata sul supplemento n.83 della Gazzetta Ufficiale 261, che prevede anche sanzioni per chi non usa oliere con tappo antirabbocco che vanno da 1 a 8mila euro e la confisca del prodotto.
Nell’olio più Spagna che Italia. C’è più olio spagnolo che italiano nelle bottiglie riempite a livello nazionale che in 2 casi su 3 contengono prodotto straniero proveniente per oltre il 60% dalla Spagna, il 25% dalla Grecia, ma per quasi il 10% da un paese extracomunitario come la Tunisia. L’Italia si classifica come il maggior importatore mondiale per un quantitativo stimato nel 2016 superiore a 500 milioni di chili a fronte di una produzione nazionale di 298 milioni di chili, anche per effetto delle agevolazioni concesse dall’Unione Europea che ha appena dato purtroppo il via libera per l’importazione senza dazi nella Unione Europea di 35.000 tonnellate in più l’anno che vanno ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate.
Consumo in continua crescita. In una sola generazione sono praticamente raddoppiati i consumi mondiali di olio di oliva con un balzo del 73% negli ultimi 25 anni che ha cambiato la dieta dei cittadini in molti Paesi, dal Giappone al Brasile, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna alla Germania. Si tratta di una tendenza positiva che ha avvantaggiato anche l’Italia con un aumento record delle esportazioni di olio di oliva del 12% nel primo semestre del 2016, e valori che vanno dall’aumento del 32% in Cina, dove pero’ le quantità sono ancora ridotte, al +6% del Giappone fino al +9% negli Usa, dove è diretto quasi 1/3 dell’olio di oliva che varca le frontiere nazionali.