L’Italia non è mai stata così ricca di boschi, ma a differenza del passato si tratta di aree senza alcun controllo e del tutto impenetrabili ai necessari interventi di sorveglianza, manutenzione e difesa. Il che mette a rischio la vita delle popolazioni locali: una situazione insostenibile per boscaioli e agricoltori. Per questo l’allarme incendi non è stato mai così alto a causa del degrado e dell’abbandono che lascia campo libero ai piromani e alle ecomafie, con rischi per l’ambiente e la stabilità idrogeologica. È quanto emerge dal Dossier Coldiretti presentato alla mobilitazione di migliaia di agricoltori e boscaioli scesi in piazza per salvare la foresta italiana a Trento.
L’estate 2016 è un mix esplosivo, scatenato dalle previsioni di una stagione torrida che si sommano all’inarrestabile avanzata della vegetazione sui terreni incolti: si tratta di 12 miliardi di alberi, più di 1/3 della superficie nazionale. Già lo scorso anno gli incendi erano aumentati del 49%, mandando in fumo più di 37mila ettari di bosco.
Gli incendi provocano danni incalcolabili dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità (distrutte piante e uccisi animali) e alla distruzione di ampie aree di bosco che sono i polmoni verdi del Paese e concorrono ad assorbire l’anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici. Ogni ettaro di macchia mediterranea è popolato in media da 400 animali tra mammiferi, uccelli e rettili, ma anche da una grande varietà di vegetali che a seguito degli incendi sono andate perse. Nelle foreste andate a fuoco sono impedite per anni anche tutte le attività umane tradizionali del bosco, come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti. Ma anche quelle di natura hobbistica, come i funghi, che coinvolgono decine di migliaia di appassionati.
I boschi ricoprono peraltro un ruolo centrale come assorbitori e contenitori di anidride carbonica, che è il principale gas ad effetto serra, e sono fondamentali nella mitigazione e nell`adattamento ai cambiamenti climatici in corso. Di fronte ad un fenomeno ormai strutturale bisogna lavorare sulla prevenzione poiché sono alla mercé dei piromani la maggioranza dei boschi italiani che, per effetto della chiusura delle aziende, si trovano ora senza la presenza di un agricoltore. “Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Gestione dei boschi e lavoro. 35mila nuovi posti di lavoro potrebbero nascere dall’aumento del prelievo del legname dai boschi che oggi coprono una superficie record di 10,9 milioni di ettari praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia quando era pari ad appena 5,6 milioni di ettari. In Italia c’è un mancato riconoscimento culturale, sociale ed economico di chi vive e lavora a difesa del paesaggio e dell’ambiente, nell’interesse dell’intera. Ogni anno in Italia si utilizza solo il 30% della nuova superficie boschiva il che significa che per 100 nuovi alberi che nascono se ne tagliano appena 30 mentre in Europa si preleva, in media, il 60% della nuova biomassa e in Paesi come l’Austria si supera il 90%.
Il risultato è che si importa dall’estero più dell’80% del legno necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento per un importo di 3,7 miliardi nel 2015 e un incremento del 6% nel primo trimestre del 2016. Tra l’altro l’Italia è il principale importatore mondiale di legna da ardere per un quantitativo di 3,4 miliardi di chili nel 2015 con una tendenza all’aumento del 5% nel primo trimestre del 2016. L’industria italiana del legno è la prima in Europa, ma con legna che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania a dimostrazione di un grande potenziale economico inutilizzato.
I boschi italiani, se valorizzati attivamente con pratiche di gestione sostenibile, possono rappresentare dunque non solo il serbatoio naturale di assorbimento del carbonio, ma anche un fondamentale strumento di investimento nella crescita dell’indotto produttivo ad esso collegato, garantendo così lo sviluppo socio?economico delle aree marginali, rurali e di montagna. Un obiettivo che può essere raggiunto con l’approvazione del nuovo testo forestale per la semplificazione della gestione attiva dei boschi, dando più valore al ruolo degli imprenditori agricoli per la qualità dell’aria e riconoscimento dei crediti di carbonio, con lo sviluppo della filiera 100% italiana attraverso i Piani di sviluppo rurale e con l’incentivazione dell’utilizzo di legno prodotto in Italia negli appalti pubblici.