PREPARA IL TUO ORTO
12.02.2015
Quarto appuntamento con il nostro personal trainer dell’orto. Questa volta parliamo di come nutrire il terreno nel modo più naturale possibile
Il terreno, in natura, è un sistema inserito all’interno dei cicli biogeochimici e grazie a questo, in modo pressoché ininterrotto, nutre le piante e non solo. A sua volta viene arricchito da sostanze organiche e inorganiche da organismi decompositori e dall’erosione della parte rocciosa del suolo. In un contesto di “sfruttamento” del terreno, come può essere quello di un orto sia esso in pieno campo o in vaso, dobbiamo provvedere a rifornire il suolo delle sostanze necessarie per la crescita delle nostre piante avendo sempre presente che il suolo non è un sistema inerte ma il frutto di una serie di complesse interazioni. Piccola riflessione: pensiamo a cosa mangiamo quando infiliamo nei nostri stomaci frutti o foglie di una pianta. Mangiamo un mix di anidride carbonica fissata dall’atmosfera e trasformata in zuccheri e proteine, grassi e altre molecole provenienti dai costituenti il terreno più i sali in esso contenuti. Per questo è fondamentale sapere come è fatto il suolo dal quale sono prodotte le piante. Un terreno inquinato produrrà piante tossiche.
Dopo aver consigliato come progettare l’orto, avervi accompagnato nella scelta del vaso e della terra, ora il nostro personal trainer vi parla di come apportare nutrienti al suolo. Esistono molti modi ma noi ne citiamo tre avendo cura di specificare trattamenti per l’orto in vaso o in pieno campo:
1) Concimazione classica (anche acquistando prodotti presso un negozio specializzato);
2) Compost
3) Riposo e sovescio
“Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior”, potremmo “rubare” l’adagio di De Andrè per dire che nel primo caso, quella della concimazione classica, il letame è il re dei concimi. In inverno, dopo esser maturato nella letamaia, viene sparso nei campi in una quantità di 3-4 quintali ogni 100 mq. Una decisa vangatura lo mescolerà al terreno in modo che sia completamente integrato e pronto dopo un paio di mesi ad accogliere le piante. Il letame migliore è quello di cavallo, seguito da quello di bovino. Per coloro che vogliono utilizzare il letame anche nei contenitori sul terrazzo, potremmo consigliare l’utilizzo della “pollina” a base di deiezioni avicole ricche di azoto. Il suo utilizzo deve essere sempre molto rigoroso nelle quantità per evitare di bruciare le radici, rendendo il terreno eccessivamente salino. Si ricordi che la pollina ha un effetto molto accelerato nelle prime settimane dopo la sua applicazione e più scarso nel tempo. Per questo va applicata dopo la semina o il trapianto della piantine in piccole dosi. La pollina si acquista nei negozi specializzati.
Passiamo al compost. Può essere ricavato attraverso i meccanismi del compostaggio sia industriale, nel qual caso va acquistato nei negozi, sia domestico [per saperne di più potete guardare qui]. Il compost è del tutto affine all’humus che troviamo in natura. Per la precisione il compost è lo stadio precedente all’humus. Quest’ultimo infatti è il risultato del lavoro di tanti microrganismi che mineralizzano il compost. che perciò è ricco di tutte le sostanze utili per le piante e dei microrganismi che arricchiscono il terreno. Anch’esso va sparso in modo omogeneo alla base delle piante se già presenti o nel terreno, anche se ancora immaturo, successivamente mescolato ad esso con il rastrello. Per un contenitore privo ancora di piante si consideri una quantità di compost intorno al 40% del volume totale naturalmente ben mescolato, mentre in pieno campo 2/3 kg per metro quadrato. Nel vaso, se le piante sono già presenti, si metta del compost maturo in quantità di un pugno alla base di ogni piantina.
Infine per l’orto in pieno campo esiste il riposo stagionale del terreno e il sovescio. Quest’ultimo si fonda sulla semina di alcune specie di piante che verranno rimescolate con il terreno nel momento del massimo sviluppo e lasciate a decomporsi così sotterrate. Un esempio sono le leguminose che apportano ingenti quantità di azoto ma anche le crucifere (come i cavoli) e le graminacee (come l’avena).