16.10.2014

Cibo, un terzo va sprecato

La stessa quantità sarebbe ampiamente sufficiente a sfamare l’intera popolazione mondiale che soffre di fame cronica

Un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate. La stessa quantità sarebbe ampiamente sufficiente a sfamare l’intera popolazione mondiale che soffre di fame cronica. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione che la Fao ha dedicato quest’anno all’agricoltura familiare, una realtà che in Italia rappresenta il 95 per cento del settore, per un totale di 1,53 milioni di aziende secondo l’ultimo censimento.
Non è eticamente sostenibile il fatto che 805 milioni di persone (1 su 10) non abbiano ancora cibo sufficiente mentre gli sprechi alimentari hanno raggiunto 670 milioni di tonnellate nei paesi industrializzati  e  630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo. Ogni anno, il cibo che viene prodotto, ma non consumato utilizza 1,4 miliardi di ettari di terreno – quasi il 30 per cento della superficie agricola mondiale – ed è responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. “La lotta alla fame si combatte anche intervenendo con una più attenta gestione e distribuzione della produzione agricola ed alimentare”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare l’importanza di promuovere modelli di consumo più sostenibile. 
In Italia la crisi ha portato una storica inversione di tendenza, con quasi tre italiani su quattro (73 per cento) che hanno tagliato gli sprechi a tavola secondo l’indagine Coldiretti/Ixè. Tra chi ha tagliato gli sprechi, l’80 per cento fa la spesa in modo più oculato magari nei mercati delle imprese agricole familiari di Campagna Amica dove i prodotti sono più freschi e durano di più,  il 37 per cento guarda con più attenzione la data di scadenza e il 26 per cento ha ridotto le dosi acquistate, mentre sono il 56 per cento quelli che riutilizzano quello che avanza. La tendenza al contenimento degli sprechi è forse l’unico aspetto positivo della crisi in una situazione in cui ogni persona in Italia ha comunque buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno.

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