24.03.2014
Ma la presenza della malavita nelle filiere agroalimentari diminuisce la sicurezza e porta all'aumento dei passaggi dal produttore al consumatore
Solo il 12 per cento degli italiani si rassegna al luogo comune, ancora ben diffuso all’estero, che accomuna il Belpaese a mafia, pizza e pasta. La maggioranza invece, pari al 65 per cento non lo considera affatto normale mentre un 19 per cento pensa che questo faccia parte dell’immaginario collettivo anche grazie film come “Il Padrino” o “La Piovra”. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe” per l’Osservatorio sulla criminalità agroalimentare che fotografa l’indignazione per il danno all’immagine dell’Italia, con la gran parte dei cittadini non ha niente a che fare con la malavita.
A preoccupare è anche il fatto che il 67 per cento degli italiani pensa che in certe zone, dove c’è molta disoccupazione e povertà, la criminalità organizzata ha saputo creare opportunità di lavoro. La crisi economica ha anche un impatto negativo sulla solidarietà, con un crescente numero di persone che non riesce più a permettersela, come dimostra il fatto che la maggioranza degli italiani (58 per cento) che non sarebbe disposto a pagare il 20 per cento in più per un prodotto alimentare ottenuto da terre o aziende confiscate alla mafia.
Di certo, la presenza delle mafie nelle filiere del cibo diminuisce la sicurezza alimentare e porta ad aumentare i passaggi dal produttore al consumatore, portando le merci a fare talvolta giri assurdi solo per foraggiare col trasporto le attività criminali. Come dimostra la recente intervista apparsa su Repubblica a Gianluca Costa, condannato in primo e secondo grado per associazione mafiosa.