La
vendemmia 2013 si chiude in ritardo di quasi due settimane rispetto allo scorso anno, ritornando di fatto alla
normalità per effetto delle temperature estive non eccessivamente bollenti e delle escursioni termiche che hanno favorito una più lenta ma
ottimale maturazione delle uve, e quindi una
qualità molto elevata. In Italia è stato già raccolto circa il 90 per cento delle uve e la vendemmia si sta concludendo con
Aglianico,
Cabernet e
Nerello. La produzione è destinata per oltre il 40 per cento ai
331 vini a denominazione di origine controllata
(
Doc) e ai
59 vini a denominazione di origine controllata e garantita (
Docg), il
30 per cento ai
118 vini a indicazione geografica tipica (
Igt) riconosciuti in Italia e il restante
30 per cento a
vini da tavola.
Con una
produzione stimata attorno ai
45 milioni di ettolitri l’Italia supera la Francia, che si ferma a 44 milioni di ettolitri, e conquista nel 2013 il
primato mondiale. Dopo i cugini d’Oltralpe si classifica al terzo posto la Spagna con una produzione in forte crescita a 40 milioni di ettolitri (+23 per cento), seguita dagli Stati Uniti.
La conclusione della vendemmia si festeggia in Italia anche con il
record storico per l’export di vino, con un valore delle vendite che raggiunge per la prima volta i
5 miliardi di euro per effetto di un
aumento del 9 per cento degli acquisti oltre confine (proiezioni Coldiretti sui dati Istat relativi ai primi sette mesi dell’anno). A realizzare le migliori
performance sono stati gli
spumanti, che mettono a segno un aumento in valore del 18 per cento togliendo anche spazi di mercato allo champagne. Per i vini italiani la maggioranza del fatturato all’estero viene realizzata sul mercato statunitense dove l’export in valore aumenta del 10 per cento mentre al secondo posto si classifica la Germania che mette a segno un positivo aumento del 9 per cento.
Sui mercati è in atto la
riscossa dei vitigni autoctoni del territorio che hanno conquistano ben tre premi su quattro assegnati dalla principali guide 2014. È la conferma di una tendenza che, nel tempo della globalizzazione, vede gli italiani
bere locale a “chilometri zero”, secondo una analisi della
Coldiretti sulla ricerca condotta da Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt) e
Università Politecnica delle Marche, che hanno catalogato i
vini bianchi vincitori e i premi assegnati dalle sei
pubblicazioni più autorevoli (Bibenda, Slow Wine, Gambero Rosso, Vini d’Italia de L’Espresso, Veronelli, Vinibuoni d’Italia 2014). Complessivamente, i vitigni autoctoni portano a casa il
76 per cento dei riconoscimenti rispetto a quelli internazionali a conferma di un trend che vede una domanda sempre più sostenuta di vini di produzione locale. Il forte
legame del vino con il
territorio di produzione, le abitudini di consumo, ma forse anche una maggiore attenzione dei cittadini al sostegno dell’economia locale in momenti di crisi ha come risultato il fatto che le bottiglie più richieste e più premiate sono quelle prodotte a livello regionale, da Sud al Centro fino al Nord del Paese. Non a caso, in testa alla classifica dei vini bianchi più premiati dai gourmet c’è il marchigiano
Verdicchio, che si aggiudica 57 massimi riconoscimenti davanti a Fiano (35),
Sauvignon (31),
Soave (30),
Friulano (27).